Chiesa della Santissima
La chiesa nasce legata alla congregazione religiosa della Santissima Trinità, detta "la rossa" per il colore delle sue vesti, dedita soprattutto alle opere assistenziali e alla redenzione e riscatto dei prigionieri. Proprio uno degli affratellati, Ippolito Marone, sacerdote, notaio e architetto progettò la chiesa (una iscrizione, con la data del 1555, lo indica come ideatore dell’edificio) che sorse intorno alla metà del ‘500, probabilmente sui resti di un preesistente oratorio di cui rimane qualche traccia ad affresco nella zona inferiore sinistra del presbiterio, databile al ‘400.
L’edificio, a mattoni a vista, presenta pianta ottagonale, con tre absidi e campanile anch'esso a pianta ottagonale legato al lato di facciata. All’interno la chiesa è dotata di un ricco apparato decorativo risalente alla metà del XVI secolo: nella cappella presbiteriale è presente il ciclo veterotestamentario realizzato da Giovanni Maria Zaffoni detto il Calderari (circa 1500-1563 circa), con le scene della creazione.
La decorazione della cappella destra è opera di Pomponio Amalteo (1505-1588), mentre quella di sinistra è attribuita a Gerolamo del Zocco.
La chiesa fu poi impreziosita nel XVII secolo da altari barocchi e dalla Pala della Santissima Trinità commissionata nel 1611 a Gaspare Narvesa (1558-1639), ora conservata per ragioni di sicurezza al Museo civico d’Arte.
Nel corso dei secoli la dislocazione della chiesa nell’area golenale del Noncello la espose alle ricorrenti piene del fiume che causarono problemi alla struttura e agli affreschi delle pareti, tanto da costringere a ripetuti interventi di restauro.
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