Ex Convento dei Domenicani (Biblioteca civica)
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Il convento dei padri domenicani venne costruito alla fine del XVIII secolo, fuori dalle mura cittadine, su una modesta altura circondata da terreno ineguale ricco di acque di risorgiva e delimitato da edifici ad uso agricolo, da abitazioni e dalla cosiddetta “peschiera”, ossia un laghetto artificiale.
I domenicani acquistarono da Daniele di Montereale Mantica nel 1696 tale terreno, precedentemente di proprietà comunale, che all’epoca risultava affittato a un colono che vi coltivava un orto, un frutteto e una “braida” in parte tenuta a frumento, segala e in parte lasciata a prato.
I lavori di edificazione del convento cominciarono nel 1699 ma furono ultimati, con l’annessa chiesa del Rosario (ma senza campanile), solo nel 1728, dopo varie interruzioni e riprese, trasformando in più punti la morfologia dell’appezzamento.
Per permettere la comunicazione della nuova costruzione con la città i padri domenicani chiesero e ottennero il permesso di aprire un varco nelle mura cittadine e di costruire un ponte, poi denominato Ponte delle Monache, sopra il corso della roggia dei Mulini.
Il complesso era formato dal convento, un corpo di fabbrica a due piani collocato su tre lati di un quadrato e dalla chiesa lungo tutto il lato orientale. Racchiuso entro il complesso vi era l’attuale chiostro, un quadrato perfetto dalle linee armoniose con colonne bugnate ed archi a tutto sesto. Al piano terra, alle ali nord ed ovest, c’era un corridoio interno che consentiva l’accesso alle varie stanze refettorio, cucina, forno, dispensa, uffici e foresteria.
La chiesa detta del Rosario venne consacrata nel settembre del 1729, mentre nell’agosto del 1735 furono collocate nel campanile le quattro campane; la torre campanaria minacciò però ben presto il crollo della parte estrema e così fu demolita e ricostruita con due ordini di campane. I lavori terminarono nel 1739.
Pochi decenni più tardi, nel 1770, a seguito della riforma dei conventi adottata dal Governo veneto, il convento fu soppresso e i domenicani dovettero lasciare la struttura che, successivamente, fu acquistata nel 1771 dalle monache agostiniane del vicino convento di S.Maria degli Angeli. Fra il 1771 e il 1774 vennero avviate alcune modifiche strutturali che adattarono l’edificio secondo le esigenze delle monache.
Nel 1808, a seguito della soppressione anche di questo convento, le agostiniane abbandonarono l’edificio. Successivamente un privato, Antonio Villalta, acquistò l’immobile e nel 1812 decise di demolire chiesa e campanile per ricavarne materiale da costruzione.
Negli anni successivi il convento fu adibito a caserma e gli amministratori locali, ritornati in possesso del bene nel 1853, decisero di ampliare il complesso aggiungendo l’ala dove era stata abbattuta la chiesa e di trasformarlo in caserma.
Nel 1866, quando Pordenone e il Friuli vennero annessi al Regno d’Italia, terminò l’utilizzo del convento come caserma: dal 1872 il corpo settentrionale e parte dell’ala ovest del complesso ospitò le scuole elementari e soprattutto la nuova scuola tecnica. Inoltre sul tetto fu installato anche un osservatorio meteorologico per le esercitazioni degli allievi, rimasto in funzione fino alla seconda guerra mondiale.
Nell’altra ala dell’edificio, quella meridionale e parte di quella occidentale, si modificarono gli assetti per ricavare spazi idonei per ospitare il Tribunale. I lavori cambiarono radicalmente l’aspetto autentico del convento: su tutte le facciate vennero chiuse la maggior parte delle finestre preesistenti e lo stesso impianto distributivo subì delle trasformazioni dando all’edificio l’impianto di oggi.
Durante la prima guerra mondiale il complesso divenne ospedale militare. Nel 1919 furono eseguiti sull’immobile dei lavori di restauro per consentire il ripristino delle sue funzioni precedenti di scuola e Palazzo di Giustizia.
Nel 1923 venne soppresso il Tribunale e rimase solamente la pretura.
Dal 1967 e fino al 2000 l’edificio fu la sede di istituiti scolastici superiori.
Dal 2003 al 2010 l’ex convento dei domenicani fu interessato da un importante progetto di restauro che lo trasformò nella nuova biblioteca multimediale della città di Pordenone.