Ex Convento di San Francesco
Il Convento dei Frati Minori Conventuali di San Francesco fu voluto dal nobile Francesco Ricchieri che, alla sua morte avvenuta nel 1419, lasciò i suoi beni per realizzarne la costruzione e permettere il sostentamento dei frati.
L’edificio, formato da chiesa e chiostro, venne edificato a partire dal 1424 su un terreno ai margini del nucleo urbano dell’epoca. Secondo quanto riportato da un’iscrizione latina, leggibile ancora oggi sulla spalletta di una nicchia della navata di sinistra della chiesa e riportata nella parte bassa del sovrastante affresco, l’opera è stata ultimata il 24 ottobre del 1448.
La chiesa è formata da un’aula unica con tre absidi e in origine al suo interno si trovavano numerose e pregevoli opere eseguite da Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone (1483-1539), come frammenti di scene di San Francesco che riceve le stimmate, una Maddalena e due sagome lignee dipinte a olio (San Giovanni Evangelista e Madonna dolenti), parti di un’iconostasi, ora in parte conservate al Museo civico d’Arte.
Traccia dell’antica decorazione della chiesa rimane soprattutto la lunetta affrescata raffigurante San Francesco che riceve le stigmate sopra il portone d'accesso in vicolo San Francesco, opera di Giovanni Maria Zaffoni, detto il Calderari (1500-1563), allievo del Pordenone.
Durante i secoli XVII e XVIII il complesso subì qualche alterazione e modifica.
Nel 1769, durante la dominazione della Repubblica Veneziana, il convento fu soppresso e l'edificio fu posto all'asta.
L’edificio ebbe quindi diversi proprietari privati (tra cui Andrea Galvani) che lo adibirono agli usi più disparati: dormitorio, abitazione, cucine, osteria, teatro, mercato della frutta, fabbrica di liquori, mentre il chiostro fu trasformato in sala da ballo, teatro e cinema (Salone Cojazzi dal cognome dei proprietari).
La chiesa ed il chiostro furono rilevati dal Comune di Pordenone nei primi anni Settanta del Novecento, mentre la parte restante parte fu acquistata nel 1991.
La chiesa ed il chiostro furono oggetto di un primo restauro a cura della Soprintendenza tra il 1972 ed il 1984.
Nel 2000 un secondo intervento di ristrutturazione ha permesso di recuperare interamente il complesso storico, trasformandolo in un importante spazio destinato alla cultura.