Palazzo Mantica - Cattaneo
Palazzo Mantica Cattaneo è il risultato dell’unione di due edifici adiacenti ma distinti, risalenti al periodo compreso tra XIV e XV secolo e, come è strutturato oggi, possiede un impianto irregolare assimilabile a un rettangolo, con una corte interna.
Sicuramente tra i primi abitanti del palazzo furono i Mantica, che all’inizio del XV secolo si trasferirono da Como a Pordenone. A metà del XVII secolo il palazzo passò dagli eredi di Andrea Mantica a Cristoforo Cattaneo. I Cattaneo, che arrivarono a inizio Seicento a Pordenone come mercanti, salirono, passo dopo passo, tutti i gradini della gerarchia sociale del tempo, fino ad acquisire nel Settecento il titolo nobiliare di conti.
L’edificio di sinistra, con finestre preesistenti, ora cieche, reca tracce di fregi geometrici e decorazioni floreali stilizzate e tra il primo e il secondo piano una fascia di marcapiano con motivo ad archetti. Le decorazioni ad affresco della facciata, restaurate nel 1992 da Giancarlo e Giovanni Magri, portano sull’intonaco del paramento del sottogronda la data 1559. Si ipotizza che nella realizzazione di questa decorazione possa esserci la mano di Antonio Sacchiense (1515?-1576), nipote del più noto Pordenone.
Negli episodi a monocromo rimasti negli spazi del sottogronda si incontrano figure allegoriche come il Tempo alato fra cornucopie, mascheroni, teste di cavallo e panoplie tra spirali fitomorfe. Sotto corre un fregio a colori con grottesche, busti, sfingi, putti e altre figure allegoriche attorno allo stemma dei Mantica. Nell’ampio, ma assai rovinato, riquadro che appare nella parte inferiore a destra del palazzo, si intravede la scena epica di Milone sbranato dal leone. L’edificio di destra presenta il fregio del sottotetto con allegorie marine, putti alati, un drago e figure alate. Tra le finestre del secondo piano si presenta invece l’episodio di combattimento tra Valerio Corvino e un Gallo, attribuite alla mano di Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone (1483/84-1539). Una fascia marcapiano, riquadrata da finte colonne, presenta un fregio con elementi fitomorfi, cornucopie, cartigli e al centro un altro stemma dei Mantica con l’aquila imperiale e il leone su tre colonne.
La dimora viene ricordata nelle cronache cittadine per aver ospitato per una notte, nel 1797, il giovane Napoleone Bonaparte, che sostò a Pordenone lungo il percorso che lo avrebbe portato alle vittoriose battaglie in Friuli contro l’esercito austriaco, culminate poi col Trattato di Campoformido.