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Patto per potenziare il polo universitario pordenonese

22/07/2019 – Lo hanno firmato nei giorni scorsi il sindaco Alessandro Ciriani e il rettore di Uniud Alberto Felice De Toni
Patto per potenziare il polo universitario pordenonese
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Lo hanno firmato nei giorni scorsi il sindaco Alessandro Ciriani e il rettore di Uniud Alberto Felice De Toni
Comune di Pordenone
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2019-07-22T10:21:41+01:00

Un patto di collaborazione per potenziare il polo universitario di Pordenone, la didattica, la ricerca, le infrastrutture, il legame con la città. Lo hanno firmato stamani il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani e il rettore dell’Università di Udine Alberto Felice De Toni.

Potenziare le strutture

Il punto di partenza è semplice: l’università a Pordenone è di qualità eccellente, attrae matricole e ha i numeri: 1400 studenti, per la precisione. Ora c’è bisogno di strutture adeguate e «questo protocollo – ha commentato il consigliere regionale e comunale Alessandro Basso, che ha lavorato alla stesura -  dimostra quanto ci teniamo al nostro consorzio universitario».

 

Accordo operativo

Non si tratta di un generico documento d’intenti, ma di un protocollo operativo che prevede la formazione di un comitato per raggiungere realmente gli obiettivi. Un tavolo costituito da ateneo udinese, amministrazione comunale e consorzio universitario pordenonese. Gli obiettivi – ha spiegato il professor Stefano Miani -   sono «consolidare l’attività didattica e la ricerca il cui sviluppo non era mai stato formalmente previsto prima d’ora. Intendiamo anche sviluppare i rapporti tra città e università, in primis con gli studenti, potenziando ad esempio la residenzialità visto che abbiamo 1400 studenti a fronte 90 alloggi universitari». E poi l’avvio di «progetti comuni in vari campi, dalla tecnologia alla cultura, con l’Università interlocutore del Comune e viceversa».

 

Priorità

Tre le priorità su cui lavorare, indicate dal sindaco Ciriani: «La prima è l’emergenza spazi per studenti e docenti: alloggi residenziali, aule, uffici, laboratori. La seconda è fare in modo che le professionalità dei docenti entrino in contatto con la città, ad esempio con il sistema pubblico per il proficuo scambio di competenze. La terza è colmare il divario tra città e studenti che sono tanti ma non si vedono. Dobbiamo entrare in contatto con loro attraversi i codici comunicativi giusti per illustrare loro le tante opportunità e iniziative di Pordenone. Di protocolli se ne firmano tanti – ha aggiunto – la vera sfida del comitato sarà declinarli concretamente punto per punto. Stanno prevalendo le energie positive che hanno creduto nel consorzio universitario pordenonese considerandolo non un orpello ma un presidio territoriale fondamentale». Il sindaco ha insistito sull’emergenza spazi aprendo alla possibilità che il consorzio universitario «metta un piedino a palazzo Badini (in piazza Cavour, in pieno centro) con studi o uffici».

 

Investire su Pordenone

«Siamo sempre stati convinti – ha detto De Toni - che Pordenone sia una piattaforma fondamentale, la nostra porta verso l’ovest, e i numeri lo dimostrano, con una didattica d’eccellenza che non eroghiamo altrove. Abbiamo creato il corso di banca e finanza e siamo contenti, per non parlare del corso di laurea multimediale con i suoi 190 iscritti. Siamo convinti che investire su Pordenone convenga all’Università e alla città». De Toni è a fine mandato e ne raccoglierà il testimone Roberto Pinton: «Raccolgo una realtà solida con le basi per svilupparla» ha commentato. «L’integrazione con la città e il territorio è fondamentale per fare in modo che Pordenone diventi città universitaria. Da questo punto di vista cercheremo di dare forma, non con le buone intenzioni ma con le infrastrutture, a questa realtà».

 

Amadio: Identificazione tra Pordenone e sua Università

«Pordenone non ha compreso da subito il valore di una presenza universitaria – ha detto il presidente Giuseppe Amadio - abbiamo vissuto periodi di grande difficoltà anche per una sorta di sordità e di un pregiudizio culturale. Il consorzio non è un ente avulso dalla città, ma è la città. Questo protocollo significa proprio una maggiore identificazione tra Pordenone e la sua università. Pordenone deve sfruttare la sua presenza, non soltanto come centro di ricerca e formazione, ma come popolazione studentesca. Diventare città universitaria, come auspico, significa arricchimento reciproco, ringiovanire e rivitalizzare la città stessa. Abbiamo creato un centro di formazione di eccellenza – ha concluso - ora dobbiamo risolvere il problema delle infrastrutture».

 

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