«Pordenone Novecento», la guida online alle maggiori opere architettoniche della città
23 aprile 2021
Pubblicata la guida online alle architetture del XX secolo presenti in città: 120 schede di edifici pubblici e privati del ventesimo secolo, liberamente consultabili. Un viaggio nelle architetture pubbliche e private più significative, per promuoverne conoscenza e salvaguardia.
Da oggi è disponibile nel sito web del Comune di Pordenone una Guida online alle opere architettoniche del ventesimo secolo presenti in città.
Consultala qui » comune.pordenone.it/architetturenovecento
È possibile navigare all’interno di un catalogo digitale composto da circa 120 schede in formnato pdf complete di descrizione, fotografie e immagini storiche, tra case, ville, palazzi, chiese e strutture pubbliche.
Viaggio negli stili architettonici
Il catalogo permette di apprezzare stili, culture e epoche, tra edifici noti e meno noti, dalla belle époque dei primi del '900 (per esempio i bagni pubblici di viale Martelli e la casina liberty di via Mazzini) allo storicismo degli anni ’20 e ’30 (scuole Gabelli, ponte di Adamo ed Eva, villa di via Cossetti), dal razionalismo fascista tipico di alcune palazzine e strutture pubbliche (come l’attuale prefettura in piazza del Popolo) al dopoguerra, via via fino agli '90 e ai primi del duemila.
Dalla carta al digitale
«Pordenone Novecento» è frutto dell’impegno dell’Ordine degli architetti di Pordenone assieme al Comune. L’obiettivo è salvaguardare e divulgare la conoscenza del patrimonio architettonico della città.
Questo vasto capitale informativo è il frutto di un’ambiziosa iniziativa avviata dall’Ordine già nel 2013 con un censimento delle architetture novecentesche cittadine. Il lavoro è iniziato con la ricognizione sul territorio alla ricerca delle opere più significative, è continuato con la ricerca bibliografica e archivistica e la definizione dei contenuti delle schede.
Il materiale è stato pubblicato nel 2016 nel volume “Pordenone Novecento” edito da Giavedoni, a cura di Moreno Baccichet, Andrea Catto, Paolo Tomasella, con Margherita Bortolus e Ivo Boscariol, arricchito da saggi di studiosi e di alcuni diretti testimoni e protagonisti come Italo Giorgio Raffin e Glauco Gresleri e dalle fotografie originali realizzate dal gruppo di lavoro.
L’Ordine e il Comune hanno poi voluto proseguire l’opera realizzando appunto il catalogo digitale in un’ottica di piena condivisione e diffusione.
Progetto aperto
La scelta di pubblicare il catalogo online rende i contenuti del tutto accessibili, con la possibilità di riutilizzare le informazioni, che vengono così a tutti gli effetti liberate. Il motore di ricerca permette inoltre di trovare più facilmente gli edifici.
«Dopo il libro – ha detto il presidente degli architetti, Vittorio Pierini – il trasferimento online è un tassello fondamentale che nasce dalla volontà dell’Ordine di raccontare la città e dalla disponibilità di tantissimi colleghi, ben 30, che hanno dato il loro contributo in forma di volontariato. Sancisce inoltre la collaborazione profonda tra ordine e istituzioni. In queste schede abbiamo edifici di maestri, di ottimi professionisti e architetture di minor pregio ma significative perché testimoniano un’epoca. C'è futuro davanti a questo lavoro ed è importante che tale patrimonio sia stato portato a conoscenza di tutti i cittadini. Sarebbe bello – ha concluso - una guida per tutta la provincia.
«Ringrazio gli architetti e il funzionario comunale Livio Martinuzzi che ha lavorato al passaggio online – ha commentato il sindaco Alessandro Ciriani – sono entusiasta di questo progetto che rende fruibile tale patrimonio a architetti, professionisti e cittadini. È una carrellata nella storia della nostra città e anche la testimonianza che essa non è elemento statico, ma si trasforma. Talvolta passiamo distrattamente davanti a questi edifici senza renderci conto di ciò che rappresentano. Questa operazione è una prima pietra miliare, anzi secolare visto che parliamo di '900, ma la flessibilità dello strumento permette di arricchirlo in futuro».
«Il piano regolatore – ha informato l’assessore all’urbanistica, Cristina Amirante – ha recepito questa guida poichè questi edifici hanno un vincolo che ne permette la conservazione, in modo da evitare che si perdano le tracce di queste architetture. Penso per esempio alla casa maternità e infanzia in via Rivierasca che viene ristrutturata rispettandone la facciata».