Le stanze affrescate delle villa romana di Torre
Durante lo scavo della villa di Torre di Pordenone, nel 1950, il conte Giuseppe di Ragogna si imbatté moltissimi lacerti degli apparati decorativi pertinenti al settore residenziale del complesso di età romana.
I lacerti di affresco furono trovati, già rovinati e scartati nell'antichità, nella così detta “buca degli intonaci”. Il ritrovamento avvenne presso il parco delle “terme romane” all’esterno dell'area della villa caratterizzata da pilastri (suspensurae) che avevano la funzione di rialzare il pavimento per permetterne il riscaldamento (ipocausto).
Un attento lavoro di studio ha consentito di proporre la ricostruzione di due porzioni decorate delle pareti della villa. Quella che colpisce di più presenta, nella parte superiore, un motivo a finti cassettoni prospettici con anfora; nella parte inferiore una zoccolatura e nella zona mediana una successione di figure maschili e femminili su sfondo nero. Tali figure sono disposte a due a due, in pannellature separate da pilastri dipinti che hanno l'effetto di sporgere dalla parete (lesene).
Proprio questi personaggi sono particolarmente interessanti, cosa rappresentano?
Le figure maschili sono tutte a piedi, alcune sono ferite, armate o rappresentate nell’atto di sfoderare le armi; quelle femminili sono a cavallo. La compresenza di queste figure ci riconduce al mito della battaglia delle Amazzoni (Amazzonomachia): un tema iconografico diffuso nell’arte greca, che rappresenta appunto la lotta tra i greci e le amazzoni. Sappiamo oggi che questo mito nel mondo romano diventa popolare in quando diventa una sorta di allegoria della sottomissione dei popoli conquistati.
Come mai nella villa di Torre questa rappresentazione?
Gli affreschi, databili all’inizio del I sec.d.C., dovevano decorare una delle sale di rappresentanza della villa e ci parlano del suo proprietario. Il tema dell'Amazzonomachia, legato alla propaganda imperiale soprattutto di epoca augustea, e l’altissimo livello di esecuzione e pregio degli affreschi, suggeriscono che il proprietario della villa fosse un personaggio di rango elevato e di grande spessore culturale. Un'ipotesi lo identifica in Titus Trebellenus Rufus, senatore originario di Iulia Concordia (attuale Concordia Sagittaria), legato da rapporti di fiducia con gli imperatori Augusto e Tiberio; egli dopo essere stato nominato governatore di una parte della Tracia (un'area che oggi è ripartita tra la Grecia e la Turchia), nel 35 d.C. si toglierà la vita, in quanto accusato di lesa maestà avendo partecipato a una congiura.
I lacerti di affresco originali e la loro ricostruzione sono visibili nella sala 16 del Museo archeologico del Friuli occidentale - Castello di Torre.
» Scoprili tutti