La casa del Pordenone
Aspettando la grande mostra sul Pordenone, si intensificano gli eventi dedicati a Giovanni Antonio de’ Sacchis. Venerdì 26 luglio l’appuntamento al Museo civico d’arte di Pordenone sarà doppio.
Alle 18:00, Angelo Crosato, già conservatore dello stesso Museo terrà una relazione sul Pordenone nella sua città, in collaborazione con le Associazioni Amici della Cultura e La Voce che hanno realizzato una brochure che permette la visita in autonomia alle opere di Giovanni Antonio de’ Sacchis nell’ambito urbano.
Seguirà, alle 19:00, l’inaugurazione della mostra “La Casa del Pordenone. Immagini dallo Studiolo” dedicata alla più grande scoperta riguardante Giovanni Antonio de’ Sacchis degli ultimi trent’anni.
Era una fredda giornata di fine novembre 1989, quando il restauratore Giancarlo Magri, raschiando i vecchi muri al secondo piano della casa Tonon-Calzolari di via San Marco a Pordenone, fece emergere dopo quattrocento anni la figura di un leone e capì di trovarsi di fronte alla mano del Pordenone. Fu poi Giulio Cesare Testa, qualche anno dopo, a dimostrare, con i documenti notarili dell’Archivio di Stato di Pordenone, che si trattava della casa e dello studiolo di uno dei più grandi artisti del Rinascimento.
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«Giancarlo Magri - afferma l’assessore alla cultura Pietro Tropeano – ha il grande merito di aver scoperto e restituito alla comunità le pitture murarie rappresentanti figure mitologiche: Ercole, Sisifo, Tantalo, Giunone. Attraverso questa mostra e il libro che seguirà, realizzato dal figlio Alberto, Magri ci fa rivivere i luoghi del Pordenone stimolando la comunità a custodire e valorizzare il nostro patrimonio artistico e storico».
La mostra, che si potrà visitare liberamente, al piano terra di Palazzo Ricchieri, fino all’8 settembre 2019, permette grazie alle foto di Stefano Ciol di ammirare le stupende immagini dello Studiolo, dal contenuto allegorico, documento umano e artistico fondamentale nella breve ma intensa carriera di Giovanni Antonio de’ Sacchis.
Siamo infatti nel periodo della sua maturazione artistica, che si era già espressa nella Pala della Misericordia, dipinta nel 1515 per l’omonimo altare del Duomo di San Marco. Il Pordenone, dopo avere acquistato la porzione estrema della casa addossata alle mura della città, con una originaria funzione militare di controllo della Torre Orientale, venuta meno dopo la conquista veneziana, decise di adibire la stanza del secondo piano, che dà sul ponte del Noncello, allora denominato Ponte Inferiore, a luogo di meditazione e lavoro, di cui usufruì per almeno una quindicina d’anni, fino a quando gli impegni assunti non lo portarono sempre più fuori città e poi alla morte prematura a Ferrara nel 1539.
La mostra è integrata da una sezione creativa a cura di Alberto Magri sulla Casa del Pordenone, che vuole essere un omaggio sia al grande pittore, sia a suo padre Giancarlo Magri, che dopo la scoperta del fregio dello Studiolo, ha curato anche il restauro dello stesso e dell’intero stabile insieme al figlio Giovanni. Si tratta di una modalità già sperimentata in passato dal giovane artista, per invitare i giovani attraverso la forza del disegno a scoprire un patrimonio artistico di grande valore inestimabile, che necessita di sempre nuove menti e fresche energie per essere conservato e goduto.