Niente Whatsapp sotto i 16 anni? Un'opportunità educativa più unica che rara!
Ormai è l'argomento del giorno già da qualche tempo: Whatsapp ha deciso di alzare in Europa i limiti di età per il suo utilizzo da 13 a 16 anni compiuti, conformandosi a quanto previsto dal nuovo regolamento europeo sulla gestione dei dati personali, che entrerà in vigore tra una decina di giorni.
In queste ore, ogni utente è raggiunto da un messaggio che informa delle variazioni nei termini e condizioni di utilizzo della APP, oltre che richiedere all'utente conferma della propria età .
A questo punto a noi genitori viene offerta, su un vassoio d'argento, una straordinaria opportunità educativa: o facciamo finta di nulla e concediamo ai nostri figli under 16 di mentire sulla propria età per continuare ad usare Whatsapp, oppure...
Oppure cogliamo questa imperdibile palla al balzo e cominciamo a parlare ai nostri figli di legalità, di regole, di rispetto e di coerenza.
Se sdoganiamo lo svicolamento sistematico delle regole come una normale prassi, oggi possono mentire sull'età per usare un'APP e domani possono farlo per qualsiasi altra cosa. Se pensiamo che "tanto Whatsapp è innocuo" e "che male vuoi che faccia?", non siamo sufficientemente edotti sulle ripercussioni che questa applicazione (che è e resta al momento uno dei veicoli principali di cyberbullismo) ha sulla vita dei nostri figli.
Se riteniamo che i limiti di età siano solo un vezzo giuridico e non una tutela allo sviluppo cerebrale, emotivo, affettivo e relazionale dei nostri figli (e intendo tutti...i nostri e quelli degli altri, perché "per educare un fanciullo serve un intero villaggio"), perdiamo di vista il senso stesso delle regole...e senza regole non ci può essere civiltà.
Il degrado sociale, politico e culturale a cui assistiamo oggi deriva molto anche da questo.
Perché, mi chiedo, siamo disposti ad accettare che per guidare un'automobile ci vogliano 18 anni e una patente, ma non accettiamo che per usare un'APP (Whatsapp non sarà l'unica a doversi adeguare al GDPR), giocare ad un videogame, guardare un film vengano posti dei limiti?
La risposta è sotto gli occhi di tutti: perché non riteniamo che questi strumenti e servizi siano effettivamente dannosi sotto una certa età e che tutto sommato "lasciar correre" non sia poi così pericoloso. Perché lasciar correre è molto più facile, in quanto non richiede il nostro coinvolgimento. Perché se i ragazzini non hanno più Whatsapp, come faranno a comunicare, a darsi appuntamento, a scambiarsi i compiti ogni pomeriggio?
Davvero dobbiamo rispondere a questa domanda?
Pensate a quante più competenze riuscirebbero a sviluppare: relazione, creatività, intraprendenza, concentrazione...
Pensate a quanti gruppi classe, sportivi, di associazionismo, catechismo e quant'altro potrebbero sgretolarsi dando spazio a nuove relazioni, a nuovi modi di incontrarsi e di accordarsi, di interagire e divertirsi. Pensate a quanti compleanni, quante feste, quante pizze di classe senza l'assedio costante della tecnologia, ma con il ritorno (per noi) e la scoperta (per loro) di relazioni dirette e non tecno-mediate.
È vero, forse all'inizio sarà un po' faticoso abituarsi a questo passo indietro, ma noi adulti sappiamo che non tutti i passi indietro vengono necessariamente per nuocere, perciò cogliamo questa occasione e... Buona educazione a tutti!
Fonte: www.matteomariagiordano.com
Benvenuti nel nostro blog
Era stato annunciato lo scorso 8 novembre all'interno della Fiera Punto di Incontro e oggi il blog della Città Educante è finalmente realtà.
Abbiamo voluto creare una piattaforma snella e veloce, all'interno del sito comunale e con il placet dell'amministrazione cittadina, per permettere a tutti coloro che a vario titolo desiderano dare il proprio contributo, di confrontarsi, condividere idee, posizioni, soluzioni e materiali per giungere alla stesura della CARTA DELL’ALLEANZA EDUCATIVA, output auspicato all'inizio dei lavori.
Redigere una CARTA DELL’ALLEANZA EDUCATIVA significa individuare i valori che stanno alla base della nostra comunità, quelli imprescindibili e non negoziabili, e porli a fondamenta di un nuovo modello educativo condiviso, che porti l’allievo, fin dalla prima infanzia, a capirli e interiorizzarli e a fondare su di essi la propria esistenza come individuo e come parte di un sistema.
Partendo dal digitale, auspichiamo un confronto schietto e concreto su temi reali che ci riguardano tutti, perché l'educazione dei giovani è responsabilità e patrimonio di tutti.
Buon lavoro!